EducazioneDite: “E’ faticoso frequentare i bambini”. 

Avete ragione. Poi aggiungete: “Perchè bisogna mettersi al loro livello, abbassarsi, inclinarsi, curvarsi, farsi piccoli”. Ora avete torto. Non è questo che più stanca. E’ piuttosto il fatto di essere obbligati a innalzarsi fino all’altezza dei loro sentimenti. Tirarsi, allungarsi, alzarsi sulla punta dei piedi. Per non ferirli. (Janus Korczac, pedagogo)

In questi giorni, mentre sfogliavo una rivista, mi sono soffermata a leggere questo pensiero di un pedagogo, che mi ha portato innanzitutto a riflettere e a scrivere poi un post.

Leggendo, riflettevo sul ruolo di noi genitori, ma anche sul ruolo che hanno le insegnanti, gli animatori, e tutte le figure che lavorano ogni giorno con i bambini. E vista la mia esperienza lavorativa dell’ultimo periodo anche con bambini “normali” (cioè senza disabilità), pensavo a quanto la prima affermazione fosse vera: “E’ faticoso frequentare i bambini”. Certo è faticoso se ci mettiamo in gioco, se ci lasciamo guidare da loro, entrando nel  loro mondo, se impariamo a vedere il mondo attraverso i loro occhi, se ci innalziamo ai loro sentimenti…lasciando spazio alla loro creatività e alla loro fantasia. Giocare con loro è più importante che restare ancorati a regole educative rigide che non permettono al bambino di esprimersi.

Attualmente viviamo un tempo caratterizzato dalla velocità e da tanti stimoli che non ci permettono di soffermarci a lungo sulle esperienze sia per noi genitori che per i bambini. Gli stimoli producono emozioni e le emozioni, comportamenti. Oggigiorno, noi genitori prestiamo attenzione soprattutto allo sviluppo motorio, del  linguaggio, e cognitivo dei nostri figli tralasciando un aspetto importante della loro crescita: LE EMOZIONI. Conoscere in quale momento dello sviluppo del bambino emergono le emozioni è importante non solo per verificare il percorso di crescita, ma anche per consentire a noi adulti di interagire con lui a secondo delle possibilità del bambino.

Le emozioni sono presenti in ognuno di noi fin dalla nascita, si tratta di emozioni innate dette appunto Emozioni Primarie (felicità, sorpresa, tristezza, paura, rabbia, disgusto), che il nostro corpo ha già dentro di sè. Ogni stimolo esterno che evoca le emozioni, genera delle modificazioni somatiche e delle modalità espressive che le rendono visibili. Per questo motivo le emozioni sono universali. Basta pensare all’espressione del volto quando un’individuo ha paura, oppure è felice o arrabbiato. Il corpo manifesta e rende visibile ciò che sta vivendo e condivide e lo trasmette a chi gli sta accanto. I bambini quindi vivono e sperimentano emozioni anche se non sono consapevoli, entrando in contatto con la figura più vicina a loro, i genitori! I genitori sono fondamentali nell’educazione emotiva e sono i primi a fornire una competenza emotiva che durerà per tutta la vita. Il genitore è l’allenatore emotivo per eccellenza di un bimbo.

Ogni volta che si attiva uno stato emotivo nel bambino, quest’ultimo lo comunica in modo spontaneo e non regolato, il ruolo del genitore è comprendere e promuovere attraverso gesti, parole sicurezza una risoluzione dello stato emotivo che si è attivato e che da solo il bambino non sa gestire.

E’ importante, però, che il genitore sappia identificare e capire e gestire prima i propri stati d’animo. Genitori infatti troppo  ansiosi, o molto tristi, o sempre arrabbiati rischiano di contaminare l’equilibrio emotivo di un figlio. E’ utile ricordare, per una buona competenza emotiva, che tutte le emozioni hanno la stessa importanza e non vanno nascosti al bambino alcuni sentimenti soltanto perchè considerati da noi adulti negativi. Anche la tristezza, la paura vanno nominate e affrontate e gestite proprio come tutte le altre. Aiutare il bambino a dare un nome ai propri vissuti interni, lo aiuta e lo indirizza verso una corretta gestione delle proprie emozioni. Le emozioni non vanno colpevolizzate, rimproverando il bambino, bensì il bambino va aiutato ad esprimerle nel modo più corretto. Al bambino va quindi insegnato il valore e l’importanza di ogni singola emozione.

Sono vari gli strumenti utili per insegnare al bambino a comprendere e a distinguere le emozioni. Personalmente, nella mia esperienza di terapista ma anche di mamma, trovo molto efficace la rappresentazione grafica per esprimere i propri vissuti ma soprattutto la lettura di favole. Quest’ultimo l’ho sperimentato con mia figlia e con tanti bambini attraverso un laboratorio specifico sul tema delle emozioni.

E’ vero che i genitori sono in primis gli educatori emotivi dei figli, ma anche tutte le figure che lavorano, interagiscono e sono presenti nella vita di un bambino, sono indispensabili per aiutare il bambino a gestire le proprie emozioni. Anche se spesso come genitori ci sentiamo inadeguati, anche se qualche volta commettiamo degli sbagli, non importa, l’importante è saper ricominciare e metterci sempre con un atteggiamento di ascolto e totale disponibilità nei confronti del bambino, non perdendo mai di vista la relazione reciproca che si instaura tra adulto/ bambino.

 

Info sull'autore

Teresa
Teresa
Sono mamma, blogger per passione, laureata in terapista della neuro e psicomotricità dell'età evolutiva, da sempre nel settore della prevenzione e riabilitazione, svolgo il mio lavoro presso studi privati e centri di riabilitazione; collaboro con ludoteche per la presentazione di progetti educativi e ludici in età evolutiva

Commenti

  1. Mi ha fatto riflettere molto questo tuo post… Sono consapevole che le emozioni, anche quelle negative,non vadano mai negate ma in effetti c é sempre tanta attenzione sul l’apprendimento linguistico e corporeo che la sfera emotiva, fondamentale, rischia di passare in secondo piano. Forse il compito più difficile Perù un genitore é davvero allenare alla presa di coscienza delle emozioni ma come dici tu dobbiamo prima aver lavorato sulle nostre.. Posso chiederti come insegnare a un bambino di un anno e mezzo a gestire la rabbia senza urlare? É già possibile possibile o é Ancora troppo presto?

    • io credo che sia ancora presto insegnare direttamente ad un bimbo così piccolo a gestire la rabbia. certo si parla di educazione quindi il bambino va educato e quando sono così piccoli solo il nostro esempio può essere d’aiuto…magari lo tranquillizzi e cerchi di capire cos’è che lo fa arrabbiare…verbalizzi il suo stato d’animo…importante non arrabbiarsi ma gestire con molta tranquillità la situazione.
      grazie! a presto.

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